Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 164 — |
— Sarà bene ch’io scenda, i miei figli potrebbero tornare....
Prima che uscissi, per aiutarla, ella mi baciò,, mi fece qualche raccomandazione convenzionale, s’asciugò sulle ciglia una lagrima fuggevole.
— Dobbiamo lasciarci, Mariano, e chi sa quando ci vedremo ancora... — mormorò ella risalendo nella piazza.
Io la seguii senza rispondere e volli accompagnarla per un breve tratto ma, avevamo fatti appena pochi passi, quando apparvero da lontano, i tre giovani Sàlgari. Essi ci avevano già scorti. Io la interrogai collo sguardo; ella disse rapidamente:
— Rimani e sii prudente.
Sorpresi di vederla con un estraneo, i tre figliuoli s’affrettarono incontro alla madre:
— Faceva troppo vento al Lido!.... Siamo tornati subito.... De Rozas ci ha detto ch’eri venuta da questa parte.... T’ha riconosciuta in distanza! — esclamarono tutti insieme.
Ella li salutò affettuosamente, appena appena turbata dal pericolo, e disse, con franchezza, presentandoci a vicenda:
I miei figliuoli... Maurizio, Cecilia, Evelina... il signor Adriano Delfiore figlio d’un amico di mio padre. Ci siamo incontrati qui in piazza....
Le due fanciulle scambiarono un sorriso. Maurizio Sàlgari, un giovanotto molto elegante di diciannov’anni, diede subito un’occhiata poco be-