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da studio, ove nulla più si sapeva della vita esterna, accanto ad una signora seria, buona, compassionevole e ad una bambina intelligente che nel suo rapido sviluppo intellettuale e sotto quella vigile direzione si veniva sempre più infiammando d’amore per la musica.

Montalto, pur seguendo un corso regolare e severo di studî musicali, non aveva trascurato nè la letteratura italiana nè quella delle lingue straniere, e il lungo soggiorno fatto da giovinetto in Germania gli era tornato molto utile a questo scopo. Egli aveva saputo così bene scegliere le sue letture nel vasto campo della scienza e dell’arte e, come musicista, s’era fornito di tali cognizioni che la sua solida cultura, avvalorata da idee larghe e da un gusto raffinato per le cose belle, gli dava una vera squisitezza di giudizio.

Avveniva spesso che, parlando colla sua scolara di Beethoven, egli ricordasse Michelangelo del quale, come d’altri grandi, conosceva perfettamente le opere, o che, passando altra musica, facesse dei confronti fra l’Angelico e il Pergolese per la prevalenza ch’è in entrambi del sentimento sulla forma: Schumann gli ricordava il Leopardi i cui versi qualche volta si compiaceva di recitare, intercalandoli fra i periodi musicali.

Violante provava gran diletto nella sua lezione di pianoforte. Nata per diventare una donna superiore, ella aveva già manifestato, senza venir meno alla semplicità infantile, una tempra ri-