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— Ero bionda, — rispose mia madre, sorridendo, — ma quell’insipido colore mi stancava e mi tinsi i capelli... Tutte lo fanno ora, Mariano, tu forse non lo sai.. hai vissuto sempre così ritirato, così lontano dalla società, si vede anche dal tuo vestire che non ci sei avvezzo..
Io mi raddrizzai istintivamente.
— Non è un rimprovero che ti faccio, caro ragazzo, figurati! devi avere così pochi quattrini! è una semplice osservazione, sai...
Io la guardavo, molto sorpreso e all’improvviso mi parve d’intravedere qualche cosa d’artefatto nelle sue gote, nelle sue ciglia, nelle sue labbra, in tutta la sua persona, insomma, che trattenni a stento la dolorosa esclamazione che mi sfuggiva dal petto. Ahimè! quelle labbra che m’avevano dato il santo bacio materno erano tinte, erano tinte!
— Che hai? - domandò ella — che cosa posso averti detto di spiacevole?
— Nulla mamma, nulla. Io sono un figlio del popolo e ignoro certe raffinatezze.
— Ebbene Mariano, parliamo d’altro. Dimmi dei tuoi studi, progrediscono?
— Lo spero, mamma.
— Che cosa stai facendo ora?
— Un quadro simbolico.
— Su quale soggetto?
— «Gli Orfani.»
— Come li raffiguri?