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e sandolini, lasciando una lunga traccia, una specie d’allumacatura più chiara sulla laguna, ora seminata di pagliuzze d’argento, or fiammeggiante di carminio.
Vi sono, nella natura, dei momenti di passione, e a Venezia, nell’ora poetica del tramonto, sembra spesso che un dramma si compia, che una sanguinosa battaglia si dia sulla terra e nel cielo fra gli splendori fuggenti e le grandi ombre che discendono.
Anna Iorio ed io ne sentivamo il fascino come se dal profondo delle nostre anime i misteri quasi paurosi del creato suscitassero un’arcana rispondenza.
Scendemmo insieme dal vaporetto e ci fermammo uno accanto all’altro presso la riva.
Un polverio d’oro era piovuto sull’acqua; fuochi * strani s’accendevano qui e lì fra i cristalli delle bifore snelle, e si consumavano rapidamente, lasciandovi una velatura rosata. Anche dall’orizzonte il rosa sfumava verso lo zenit, tutto era color di rosa, una tinta delicatissima che persisteva e lottava contro il crepuscolo come una speranza che non sapesse disperdersi.
Anna Iorio, per prendere commiato, mi stese la sua manina stretta nel guanto nero.
— Mi permette d’accompagnarla? — osai chiedere, non potendo sopportare il pensiero ch’ella mi lasciasse così.
— Grazie, accetterei volentieri, ma non conviene — diss’ella con grande semplicità.