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di luce. L’infinita serenità del cielo si riprodusse, con un tono più forte, nel bacino; l’azzurro riebbe il dominio; l’aria istessa prese una trasparenza azzurrina, e il sole vibrò sulle onde un lungo riflesso, come una pioggia di diamanti, che danzassero, follemente, nella spensierata giocondità del- l’ora mattutina.
L’albergo Danieli si destava anch’esso, s apri- vano i balconi e la mia trepidazione si faceva angosciosa.
M’allontanai per timore di tradirmi. Era affranto e mi sembrò che la giornata non finisse mai. Andai tre volte alla posta, indarno.
Le cose dell’arte, per quanto bramate dal mio spirito, non avevano più la forza di distrarmi, il mio pensiero fisso era quello d’incontrarla o di vederla almeno da lontano! Errai parte del dì nei luoghi più frequentati della città, col cuore in sussulto, collo sguardo ansioso: nulla.
Nel pomeriggio mi recai al Lido, colla stessa speranza. L’Adriatico era placidissimo, e il cielo era quasi interamente sereno, solo una nebbia leggera fasciava la curva maestosa dell’orizzonte. Alcune vele molto bianche brillavano in lontananza sul chiarore opalino e i pali color cinabro dello stabilimento balneario erano l’unica macchia che si vedesse suda tranquilla immensità del mare. Due ondate dolci, monotone solcavano lo specchio nitido delle acque: una era orlata d’azzurro smagliante, l’altra più vicina, più bassa e glauca, ve-