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lara al pianoforte e Violante vi sedette con disinvoltura, posando le sue manine sulla tastiera.
— Queste sono vere mani da pianista — disse il giovane prendendone una fra le sue e osservandola con una certa tenerezza. — Coraggio... come andiamo colle scale?
La fanciulletta fece, sbagliando spesso, la scala di do e di sol.
— Da me le sapevo, ma adesso ho paura! — mormorò, rivolgendo verso il maestro lo sguardo lagrimoso.
Montalto sorrise e tentò di rassicurarla con amorevoli parole.
— Suona la tua arietta, Violante — suggerì la marchesa.
— Compone? ormai! — sclamò il giovine corrugando un poco le ciglia.
— È un’ariettina, ma è brutta — disse Violante con una smorfietta piena di grazia. — Vuol proprio sentirla?
— Ma sì, ben volentieri! — concluse il maestro subito conquistato da quella grazia e reprimendo il desiderio di stringersi al cuore la gentile creaturina.
E Violante suonò alcune battute, una cosa da bimba, ma il ritmo era giusto e l’armonia corretta.
— Va bene. Col tempo potremo occuparci di composizione, ma per ora bisogna proprio che ci limitiamo ai soli studii; si rassegnerà volentieri?
— Mi rassegnerò — rispose la bambina grave-