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andranno forse soli a Chioggia e io t’avvertirò... Ricordati che la massima prudenza è necessaria, che un passo inconsiderato mi comprometterebbe. Ti saluto con tutta la tenerezza....»
Dunque pochi passi mi dividevano da lei, dunque, in quella piazza, in quella folla, forse ella passeggiava tranquillamente in mezzo ai suoi figliuoli!
Dovetti appoggiarmi al parapetto d’un ponte per reggermi in piedi.
Appena ebbi la forza di muovermi, m’affrettai a deporre in un alloggio qualunque la mia valigia e tornai alla piazza, tornai alla riva, cercai l’albergo Danieli che conoscevo da una fotografia, che mi ricordava l’amore infelice d’un poeta per una donna crudele.
Passai, ripassai venti volte dinanzi alla piccola porta, sperando ch’ella uscisse o rientrasse, guardando con una straziante intensità di desiderio alle finestre illuminate... Oh Dio, mia madre, mia madre!...
Nell’albergo era un continuo andirivieni di forestieri tedeschi e inglesi; io mi sforzavo di cogliere a volo le loro parole, e d’indovinare la loro nazionalità: ad ogni nuova comparsa un’ansia insuperabile mi soffocava... Verso le nove uscirono due signorine accompagnate da un giovinotto e s’avviarono verso la Piazzetta.
Io li seguii per un breve tratto. Parlavano il dialetto piemontese e il giovane diceva alle so-