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Nel salutarla io le diedi il mio biglietto ed ella, rispose:
— Grazie, signore: io mi chiamo Anna Iorio.
Il vaporetto approdava: la fanciulla usci rapidamente; la vidi passare sul piccolo ponte e sparire nella folla. L’impressione di solitudine che avevo per un -momento dimenticata, mi ripiombò sul cuore, come se un sogno delizioso svanisse al mio sguardo.
Annottava. Io feci alcuni passi sul molo, seguii il movimento della gente, mi trovai nella Piazzetta e un senso strano di magìa mi abbagliò.
Sulla sua colonna di granito il leone alato vegliava fieramente nella notte. L’orientale basilica stava immersa in una dolce penombra ma la piazza era tutto uno sfavillìo di fiammelle e una moltitudine di gente sconosciuta vi ondeggiava come in una sala.
Ov’era in quel momento mia madre? Era arrivata p era ancora lontana?
Il pensiero di poterla incontrare senza riconoscerla mi dava la febbre. Corsi subito alla posta..
— Vi sono lettere per Mariano Giuria?
Sì, v’era una lettera, una delle solite buste fragranti. L’apersi con indicibile trepidazione. Ella scriveva:
«Mi trovo a Venezia coi miei tre figli. Il progetto di Eusina è andato a vuoto. Siamo venuti colla ferrovia e alloggiamo all'Hotel Danieli. Non potremo vederci subito. Fra due giorni i ragazzi