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sopportare quell’incertezza, bussai allo studio di Gozzoli che soleva vegliare, leggendo i suoi poeti classici, entro quei quattro muri coperti d’incisioni celebri, suoi unici tesori, e senz’aspettare che rispondesse, mi precipitai nelle sue braccia implorandolo, fra i singhiozzi, di dirmi la mia storia. Il buon uomo mi guardò stupefatto, finse d’andare in collera, volle rimandarmi colle brusche, per cavarsi d’impaccio, ma le mie lagrime, forse le prime che dall’infanzia mi vedesse versare e che cadevano cocenti sulle sue mani raggrinzate lo vinsero e, interrompendosi spesso per una mal repressa commozione, egli narrò:

— Volevo attendere qualche anno ancora prima di rivelarti tutto quello che hai diritto di sapere intorno alla tua origine e alla tua famiglia... Volevo che tu fossi più maturo e più forte per apprendere un grave segreto e per custodirlo, ma tu mi previeni con tale insistenza che non posso tacere più a lungo.

Hai indovinato, Mariano... la tua nascita non fu regolare... non impallidire, ragazzo mio, e non giudicare troppo severamente chi ti diede la vita... Le creature più rette vengono talvolta fuorviate dalla passione, e tu sei un figlio della passione... Quando nascesti i tuoi genitori non potevano sposarsi per un’assoluta mancanza di mezzi. Tua madre apparteneva ad una numerosa famiglia, tuo padre domandava indarno un appoggio all’arte sua. Un giudice imparziale avrebbe battezzato giusta-