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Natalia non trovò nè uno sguardo, nè una parola di risposta, ma si sentì rinvigorire da una forza improvvisa e attraversando l’atrio di corsa, infilò un corridoio e andò a picchiare allo studio del conte.

Lodovico Fallano stava suggellando una lettera con un grande stemma di famiglia. Egli si volse c rimase sorpreso e spaventato dall’aspetto della ragazza, dal suo pallore di morte.

— Dio buono, che cosa accade? — esclamò.

— Quello che non deve assolutamente accadere, signore. Io vengo a domandarle giustizia, affinchè ella impedisca alle sue persone di servizio d’insultarmi e di rinfacciarmi il passato, come una colpa.....

— Parla piano, Natalia, per carità, Alfonsina potrebbe sentirti.....

— Io non ho paura di nessuno.

— Silenzio, silenzio, te ne scongiuro! forse indovino..... è stato il mio cameriere....

— Che non vi sia nulla di sacro per la povertà! — esclamò Natalia esasperata.

— Ti prego, calmati, sii buona. Tutti ti rispettano, io per il primo. Questa sera stessa se vuoi, lo manderò via.....

— È il suo dovere di licenziarlo, conte Lodovico, è il suo dovere — ella ripetè fieramente.

— Lo farò, Natalia, te lo prometto, sebbene.... sia un abilissimo servitore. Ma voglio che la cagione s’ignori, capisci? Inventerò un pretesto qualunque.....

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