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A prima vista la si avrebbe giudicata più giovane, ad onta dell’ombra grave che le offuscava il volto dimagrato, ma della sua fiorente bellezza non restavano più che poche malinconiche tracce.

Perchè fosse rimasta ancora in casa Pallano non lo sapeva ella stessa, forse per un sentimento di nuova gratitudine per le premure di donna Clara, forse per un fascino arcano, per una strana voluttà di patire.

Appena le carrozze furono giunte nell’atrio si seppe che Honorine la cameriera della sposa, una elegante signorina francese, scendendo dal vagone, s’era storto un piede ed era costretta d’affidarsi subito alle cure del medico.

La giovane contessa di Pallano, nel salire le scale coll’appoggio dello sposo, si mostrava molto infastidita dell’accaduto. Nell’imbarazzo del momento, donna Clara guardò, con atto indeciso ma significante, Natalia che si teneva molto in disparte.

La ragazza capì subito che le si chiedeva di sostituire l’inferma e, presa da un istinto di ribellione, si mosse per allontanarsi, ma in quel momento i suoi occhi smarriti incontrarono lo sguardo supplichevole di Lodovico e la voce di lui che la salutava, rallegrandosi con cordiali parole, per la ricuperata salute, le giunse all’orecchio. Il bisogno d’esacerbare la propria ferita ch’è comune a molti infelici le fece chinare il capo e accettare in silenzio la proposta.

Gli sposi salirono nel loro appartamento e senza