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— Me lo preparerò da me, il thè.

La ragazza non rispose, ma versò con mano tremante l’aromatica bevanda nella chicchera di sottile porcellana, v’aggiunse qualche cucchiamo di cognac, accostò il tavolino alla poltrona, e domandò con voce sempre più rotta:

— Posso ritirarmi?

— Sì, buon giorno, ti ringrazio.

Ella gli rivolse un ultimo sguardo supplichevole e uscì col passo affaticato d’una persona esausta di forze.

Le pareva che qualche cosa di terribile fosse avvenuto nell’intimo del suo essere, come un crollo, come l’annientamento d’una speranza alla quale non aveva mai osato abbandonarsi, ma che forse viveva latente nel fondo del suo cuore.

🞻 🞻 🞻


Il giorno seguente, l’aspetto rasserenato di Lodovico valse ancora a confortarla.

Ella perdonava sempre, senza accorgersi che fosse un perdono: il suo ingegnoso amore sapeva giustificare tutti i torti, obliando.

L’umore di Lodovico, mal governato dall’incerta volontà, passò ancora per le più bizzarre alternative di benevolenza e d’irritazione. Ma ora il più delle volte egli si mostrava freddo, indifferente, avido di nuovi appigli per acquetare la sua coscienza; un giorno non sdegnò nemmeno di ricorrere all’arma ignobile del dubbio, del sospetto,