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l’intensità che una muta carezza, sulla snella figura di Natalia, sulla sua faccia dimagrita ove gli occhi vellutati e più grandi del solito ardevano d’un fuoco cupo in un grande pallore di passione.
L’orologio suonò le quattro e mezzo.
— Oggi ti sei alzata prima del solito, Natalia, — disse il giovine.
— Non avevo sonno.
— Ma che fai dunque in queste lunghe veglie?...
— Penso...
— A chi pensi?...
Ella esitò un secondo, poi si fece coraggio e mormorò:
— A lei, signorino... a lei che non ritorna mai...
— Anche tu adesso i rimproveri, come mia madre! Ma che cosa credete? che la casa sia una prigione?... Io sono libero, figliuola mia, e non intendo essere ammonito da nessuno. Se t’ho voluto bene non è una ragione perchè tu sorvegli tutti 1 miei passi... hai capito? Guai a te se da qui innanzi starai alzata... te lo proibisco. Io voglio tornare quando mi pare e piace..
Pareva contento d’aver trovato un appiglio per sfogare la sua sorda irritazione, e per esercitare la sua autorità.
Il cuore di Natalia si spezzava. In capo ad alcuni minuti ella trovò la forza di balbettare:
— Il thè è pronto... lo desidera?