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del veltro allegorico di dante 93


Lucca la quale restò ghibellina sotto Castruccio (maggio 12). Agli usciti delle cittá comprese nella pace facevasi abilitá di tornare, se venisse ciascuno ai comandamenti della sua patria. Non poco s’ingegnò con sottili astuzie per procacciar buoni patti alla sua Firenze lo storico Giovanni Villani; delle quali astuzie si leggono i racconti appo lui stesso.

In Romagna le cose cominciarono a procedere con uguale dolcezza, e Scarpetta degli Ordelaflí, prigioniero da sette anni, tornò in libertá, ma per gran pregio di denaro. In Lombardia fu insigne lo stesso anno per gli accordi che seguirono fra varie cittá si, che poterono le arti e le scienze avere alquanto di tregua in molti luoghi d’Italia, e respirare per breve ora gli amatori delle lettere ingenue. Francesco Petrarca era giá presso a compire il suo terzo e Giovanni Boccaccio il primo suo lustro: assai lontano da quei grandi uomini, ma pur candido e sensato scrittore, giá era nato Benvenuto da Imola. Il piú delle volte gli autori, guerrieri o magistrati nella loro patria, tramandavano ai futuri la memoria dei propri lor fatti, di che si è veduto un esempio in Giovanni Villani: lo stesso fece intorno ai suoi combattimenti ed alle sue legazioni Albertino Mussato, insigne storico e non ispregevol poeta di Padova. Quanta parte nei pubblici affari di guerra o di pace abbiano avuto gli scrittori di quella etá io mi propongo di mostrar nelle Istorie: pur non tacerò al tutto di due, che menarono meno pubblica vita, ma dei quali uno fu onorato dalla benevolenza dell’Alighieri, e l’altro conobbe Uguccione della Faggiola. Si chiama il primo Giovanni di Virgilio, poeta di alcun merito: il secondo è Ferreto da Vicenza, che seguitando le orme del suo amico Albertino Mussato si esercitò nella poesia non meno che nella storia: Giovanni e Ferreto, quegli guelfo in Bologna, questi ghibellino sotto Can della Scala, furono entrambi grandissimi lodatori di Dante; cui la sventura del Faggiolano aveva immerso in nuova e piú disperata miseria.

La recente sentenza data dal vicario di Roberto rinfrescava gli odii contro l’Alighieri: né i dispregi per Alberto ed Alboino e Giuseppe della Scala, si nel Purgatorio che nel