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sul Po; ma una tempesta guastò il loro disegno: e furono la piú gran parte o presi od uccisi (giugno). Con assai pochi scamparono Lancillotto, e Claruccio ed Antoniolo degli Alighieri Fontana, pronipoti dell’estense ministro Aldigerio: la loro affinitá col poeta, e il dolore di cui la loro malvagia sorte il gravò, mi stringono a narrare quel caso.

Rifuggiti a Feltre, Alessandro vescovo e principe della cittá, fu liberale ad essi di un salvo condotto: ma in quei giorni assaltavalo il vescovo di Trento per consiglio di Cane Scaligero, e la signoria di Trevigi aveagli promesso il soccorso di cento lance (luglio 5). Le aspettava egli allorché improvvisi tre ambasciadori Gualperto Calza, Guglielmo Ravagnini e Francesco da Franza giungono a Feltre: venivano in nome dello stato di Trevigi a chiedere i fuggitivi per farne dono a Roberto: avea Pino della Tosa potuto trovar tali modi che il popolo trivigiano erasi piegato a questo suo intendimento. Che avrebbe fatto Alessandro Novello? Non meno che il vescovo di Trento e lo Scaligero, temeva ei l’ira del re capo dei guelfi. Alessandro consegnò i Fontanesi: e Pino della Tosa, trattili a Ferrara, li fe’ impiccar per la gola. Di così esecrabile debolezza giudicò l’Alighieri non esservi pari supplizio (Farad. IX, 52-60): pur non dee tacersi che il vescovo non era di coloro i quali vendono per vaghezza il sangue degl’infelici; e che videsi condotto a quella difficile sommitá delle umane cose, nella quale chi non vuol essere ingiusto forza è che perisca.

Lo Scaligero intanto raddoppiava gli sforzi contro i padovani: alfine gli fu si amica la sorte delle battaglie che, disfatto il loro esercito (settembre 17), egli ottenne pace gloriosa, per cui divenne assoluto signor di Vicenza (ottobre 20). Questa fu la prima e forse la più insigne delle sue vittorie, quantunque infino allora ei si fosse mostrato alla Lombardia valente guerriero ed audace, sostenendo con forte animo l’impeto dei padovani; ma l’esito non per anco avea coronato la sua impresa di Vicenza. Giá volgeva il suo anno vigesiino terzo, e giá piú maturi pensieri erano in lui sottentrati al bollor primo dell’adolescenza: la pace allora gli consenti che ponesse l’animo a