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del veltro allegorico di dante 83


siffatta voce di non leggiero dolore fu cagione al buon vescovo di Butrintò. Cosi, svanita la guerra e cessato il possente di Lucemburgo, esultarono Roberto e i guelfi e Firenze. Piú l’Alighieri aveva sperato, e piú l’impensata sventura il trafisse: Luca di Leida lo dipinse piangente nell’ascoltar l’infausta novella. Il corpo fu con regia pompa trasportato lentamente in sugli omeri degli afflitti soldati: seguivano lagrimando i capitani e l’esercito nel vasto silenzio delle Maremme. Quasi sconfitti fuggivano i ghibellini ed i bianchi verso Pisa; ove giunse ancor Federigo, al quale rapida fama trasmise il racconto del lugubre fatto. Reso gli ultimi offici alla spoglia di Cesare, i pisani offerirono al re di Sicilia la signoria della loro cittá: ma il suo rifiuto inacerbí la loro sciagura, e contro esso accrebbe i disdegni dell’Alighieri. Rifiutarono parimente i conti di Fiandra e di Savoia; ma ultimo apparve infine il liberatore, cui nella disperazione delle sue cose Pisa implorò, Uguccione della Faggiola. I pisani lo vollero signore: venuto egli di Genova succedé ad Arrigo VII in Italia nel comando generale dei ghibellini (settembre 22).

XLV. Allora, per propria virtú, sorgeva oltre il Po Cane Scaligero. Grandi fatiche aveva ei tollerato e corso gravi pericoli nella guerra coi padovani, alla quale aggiunsero essi nuovo furore dopo la morte di Arrigo VII. Trevigi, libera dai Caminesi, ed Alessandro Novello, vescovo e principe di Feltre, seguivano le parti di Padova: il vescovo di Trento quelle dello Scaligero. Ma piú rilevanti erano in Pisa le armi di Uguccione della Faggiola: né pugnava egli per contesa municipale di qualche cittá della Marca trivigiana, e tutta in lui restringevasi la causa dell’imperio in Italia. Il minacciavano Clemente V e Roberto e Lucca e Siena e le principali cittá di Toscana collegate coi fiorentini, orgogliosi di avere fatto vani gli sforzi di Arrigo VII. In principio Uguccione tentò le arti di pace, inviati per chiederla tre ambasciadori al re Roberto (novembre 24): si preparava intanto alle armi, addestrando l’animo dei pisani. Dopo alcun tempo pose in dimenticanza ogni pen-