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esiliato insieme coll’Alighieri ed alcuni dei Cerchi furono innalzati a cariche ragguardevoli. Clemente V a quei giorni, lietissimo di aver ritratto Filippo il bello dal desiderio di veder condannata la memoria di Bonifazio VIII, aboliva l’ordine dei templari nel concilio viennese del Delfinato: delle immense ricchezze loro crederono i piú, che Filippo il bello in Francia e Roberto in Napoli avessero a bell’agio fatto il lor prò. Ma turbava i riposi di Roberto il sopravegnente Arrigo che da Pisa giungeva in Roma per la Maremma, e cui Luca il cardinale dei Fieschi cingeva il capo della corona imperiale (giugno 29). Indarno si oppose Roberto, indarno circondò il Vaticano di armati: ei non tolse che Federigo di Sicilia non pattuisse alleanza con Arrigo VII e fauste nozze tra i loro figli. Dopo le quali cose, ritornato l’imperatore da Roma per Perugia ed Arezzo, invase il contado fiorentino, e stretta Firenze di assedio, pose l’oste a San Salvi (settembre 12): Uguccione della Faggiola ebbe in quella fazione titolo ed autoritá di suo consigliere di guerra. I figli di Ugolino da Feliccione con altri Ubaldini levaronsi nuovamente contro Firenze. Allora gli esuli si crederono vincitori: e non che il bollente Alighieri ma i piú temperati fra i bianchi giá col pensiero assaporavano le vendette. Dino Compagni terminava in quel punto la storia, minacciando che in breve Cesare avrebbe guastato e rubato Firenze (ottobre 31). Pur l’assedio fu vano: e l’imperatore drizzò l’esercito a San Casciano, indi a Poggibonsi. La conquista di Casole nel sanese terminò in quell’anno la guerra: Uguccione della Faggiola e Federigo di Monte Feltro animosamente si sospinsero nella rocca, e la tennero in nome di Arrigo (dicembre).

Ma nuovi casi ne trassero il Faggiolano. Grave sedizione agitava i petti dei genovesi, né tacevano i Fieschi, e debole freno ai ribellanti era l’alemanno vicario Aspromonte. Arrigo VII, rimosso questo suo congiunto da Genova, inviò Uguccione piú gagliardo reggitore di popoli: che, puniti alquanti, sbigotti gli altri e racquietò la cittá. Irato ai Fieschi per quelle turbolenze, finse 1 ’ Alighieri che l’ombra di Adriano V