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ma giá il successore Arrigo VII era stato eletto, e le cose che finge di dire intorno ad Alberto ei non le dice se non di Arrigo, il quale non ancor discendeva in Italia. Sordello adunque il prega, venisse tosto a guarirne le piaghe, venisse: ma con si bei versi che in tutt’i cuori la dolcezza ne suona. Che se Alberto tardasse non altrimenti che i suoi neghittosi predecessori, temesse pur l’ira del cielo e il giudizio di Dio (Purg. VI, 106-117): temesse in tal guisa che anche il futuro suo successore, cioè il giá eletto Arrigo, ne tremi (Purg. VI, 102). Donde si scorge che il sesto canto fu scritto nel tempo interposto dalla elezione fino alla venuta in Italia del nuovo re dei romani.

Nel canto seguente la bella valle dei re alberga le ombre di coloro che tennero il trono ai di del poeta. In questa rassegna dei sovrani di quella etá, il luogo piú distinto è conceduto a Pier di Aragona: dietro a lui siede Alfonso, l’amabile giovinetto al quale, se fosse rimaso re, sarebbe passato il valore di Pietro (Purg. VII, 115-117): i fratelli di Alfonso potevano a giudizio deH’Alighieri (Purg. VII, 119 120) possedere i reami paterni; ma il miglior retaggio di quel valore non era sicuramente cosa da essi. Ciò sembra duro ed ingiusto di Federigo, cui voleva Dante dedicare VInferno, si come disse a frate llario del Corvo: né certo vi fu trionfatore piú illustre di Federigo, che seppe mantener la Sicilia incontro a tutte le ire di Bonifazio ed alla possanza degli Angioini. Grande amicizia, chi voglia credere a Giovanni Boccaccio, congiunse in prima Federigo e il poeta; la quale, se vera, e non si coltivò solo per lettera, potrebbe far sospettare non avesse forse l’Alighieri navigato di Francia in Sicilia. Ma di tale viaggio non parla né il Boccaccio né altri; e giova credere che il poeta fosse stato semplicemente ammiratore un giorno di Federigo lontano: delio stesso, che in altra stagione gli sembrò il piú avaro e codardo (Parai. XIX, 130; XX. 63). Né biasimollo solo coi versi, ma le sue prose non ancora finite né pubblicate del Convito e dell ’Eloquio Volgare (lib. I, cap xn), asperse di frequenti rimproveri contro il re, accoppiandolo sempre con Carlo II di