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dei ghibellini, e notando quanto scrive il Villani nella Cronica (IX, 58), e che la voce popolare giá aveva anticipata la dannazione di quel papa simoniaco, e, infine, che Dante poteva benissimo far profetizzare da Niccolò III la dannazione di lui fin dai primi anni del suo pontificato, aggiunge: «Che bisogno c’era di aspettare che egli morisse? E anche morto sappiamo noi di certo che Clemente V piombò all’inferno? Dante pose nel suo inferno altri dannati mentre erano ancora in vita e mangiavano e beveano e vestivano panni; or perché non poteva far fare questa profezia, che è assai meno, a Niccolò III? La conclusione, adunque, del Bartoli, non mi sembra escludere qualche dubbio. Il canto XIX poteva essere scritto anche nel 1307, ed in tal caso l’asserzione del Troya sarebbe esatta, come sarebbe ragionevole la sua coniettura sull’epoca in cui fosse compiuta la prima cantica» (ri. Ulisse Micocci parlando de La fortuna di Dante nel sec. XIX dice che «Carlo Troya scrivea il suo Veltro allegorico con tale acume storico ed erudizione, che se l’illustrazione della vita dell’Alighieri non può dirsi nata con il libro del Troya, deve peraltro riconoscersi che da esso lui ricevesse impulso nuovo e gagliardo. E poco dopo il Balbo dettava una Vita di Dante unica nel suo genere»(ri.

G. L. Passerini pensa che sia stata «affermata con critica piuttosto leggera» dal Troya e dal Balbo la notizia che Dante sia stato nel Friuli durante il patriarcato di Pagano della Torre, perché fu divulgata da «Giovanni Candido, il quale compilava i suoi commentari aquiliesi nel 1521, cioè due secoli precisi dalla morte del poeta», e che dal Platina ebbe «la notizia che accenna alla dimora di Dante in Udine». Ma giudica «assai probabile» la supposizione di Carlo Troya che Dante si trovasse a Verona, dopo la cacciata del Faggiolano da Lucca, quando fece il nobile rifiuto di ritornare in Firenze (3).

Il De Leonardis, il quale sostiene che il veltro fu papa Benedetto XI, nota che il Balbo «infatuato del Veltro allegorico, di Carlo Troya» non sapeva persuadersi come Dante neppure avesse (1) C. Pasqualigo, L’Alighieri, a. I, 1890, p. 253. (2) U. Micocci, La fortuna di Dante nel secolo XIX, in L’Alighieri, a. II, 1S91, p. 82.

(3) G. L. Passerini, Del casato di Dante Alighieri, in L’Alighieri, a. II, 1891,