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da quell’abbattimento in cui lo aveva improvvisamente precipitato la morte di Arrigo VII di Lussemburgo: a chi ben l’osservi il Faggiolano pare il continuatore dell’opera di Arrigo VII..., allorché Uguccione della Faggiuola rinfrancò alquanto gli spiriti dei ghibellini colla sottomissione di Lucca, il poeta venne quivi e vi dimorò per quasi due anni... Ora, e questo sembra indubitato, nel suo soggiorno in Lucca dovette l’Alighieri stringersi sempre piú al guerriero ghibellino, e fors’anche lo spronò a tentare l’impresa contro Firenze...». Del Veltro trattava il Del Lungo nella IX Appendice della edizione del 1879 della Cronica di Dino Compagni, intitolata appunto: Uguccione della Faggiola ed il veltro dantesco. Per il Del Lungo è arbitrario e pericoloso il sistema del Trova, che potrebbe dirsi geografico, «di supporre cioè la presenza del poeta via via in quei luoghi che nei canti del poema rammenta e descrive», e fallace è il metodo, in cui «la parte congetturale è confusa con quella di fatto, e spesso un tessuto tutto di congetture è vestito non della forma sua propria, che sarebbe la critica o dissertativa, ma della storica addirittura e narrativa, e poi questo racconto, nato di congetture, serve come punto di partenza e fondamento ad altre congetture e ad altri racconti». Né Arrigo né Uguccione né Cane né Benedetto XI sembrano avverare in sé totalmente ed esattamente le enigmatiche designazioni dantesche. Non può essere il veltro un eroe ghibellino che avrebbe dovuto non volgersi solo contro la lupa, che in senso politico è la curia romana, ma anche contro la lonza, che in senso politico è Firenze, e contro il leone, che in tal senso è la Francia. Ma le belve oltre che simboli politici sono simboli morali, e dir di Uguccione che avrebbe fatto morire la lupa morale sarebbe ridicolo, come sarebbe sconveniente dirlo dello Scaligero, e poco o punto probabile d’un imperatore. Né possiam dire, riferendoci a uno di questi tre che il veltro non pascerá terra né peltro. 11 veltro, pertanto, dice il Del Lungo, era per Dante un futuro pontefice (! ). (1) L’ipotesi del Del Lungo sembra «la piú probabile fra quante sono state proposte» per l’interpretazione dell’oscuro simbolo dantesco anche al D’Ancona, il quale ne parla in un’ampia recensione dello scritto del Del Lungo (// veltro di Dante, in Varietá storiche e letterarie, s. II, Treves, Milano, r&8,s). In essa ricorda anche, fra coloro che giá avevano sostenuto la stessa tesi del Del Lungo, il Pessina (Filosofia e diritto, discorsi vari, Napoli, Classici, 1S68; lo scritto che qui in-