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essere pervenuto a conoscere li viaggi deH’Alighieri, rintracciando nella Divina Commedia i luoghi mentovati, e componendone compiuto itinerario. Sará però chi dirá alquanto ingiuriosa la supposizione di cosi breve e forse troppo frettolosa memoria alla mente di Dante da lui medesimo (se non vuoi spiegar col valente signor Scolari) piú d’una volta lodata; sará anche chi negherá che Arli, Pula, Pietrapana e Tambernich e tanti altri siti dal poeta descritti, entrino nell’itinerario troyano; onde tutto questo ragionamento per un tale sembrerá simile al metodo di certi autori inglesi che suppongono che Shakespeare abbia fatto ogni mestiere, del quale parla nelle sue poesie. Io però non me la voglio prendere per ora col signor Troya, che in quest’opera preliminare a gran suo vantaggio per esser persuasissimo della veritá delle sue congetture non cita mai le fonti, sulle quali sono fondate... Un piú attento esame mostrerebbe che non tutte le date del signor Troya sono troppo esatte. Non pare, per esempio, ch’egli si sia accorto della differenza che intorno all’inedita lettera da lui a quell’istesso anno e parimenti a Lucca riferita, nasce dalla Vita nova, c. 31, il quale passo ci potrebbe far credere che la lettera sia suppositizia o da retrodatarsi di 23 annih). Bisognerá dire il contrario dell’epoca dal signor Troya (o in veritá prima di lui da altri) alVInferno assegnata; giacché Dante non poteva sapere nel 1308, come pur lo sa nel XIX dz\Y Inferno v. 97 che Clemente V terrebbe meno di 19 anni le somme chiavi. Questo e qualche altro passo ci fa certi che Y Inferno non fu pubblicato che dopo li 20 d’aprile 1314, con la qual data si combina molto bene la profezia del primo canto, la quale sarebbe stata mal a proposito mentre che i ghibellini non aveano totalmente da disperare dell’imperiai soccorso. Pare che in queste pregiudiziali circostanze la nuova spiegazione del veltro allegorico non sia troppo bene stabilita». Questo aveva scritto il Witte prima del 24 luglio; in un poscritto poi con data 30 agosto da Firenze, con cui accompagnava la pubblicazione di ciò che ancor rimaneva inedito della lettera di Dante ai cardinali, in parte giá fatta conoscere dal Troya, («scorrettissimo frammento» chiama questa parte il Witte), diceva, per spiegare come (1) S’è taciuta qui, invero, un’altra obiezione del Witte al Troya, ed è che la canzone ritenuta dal Witte di Dante non avrebbe dovuto passare per la Lunigiana per andare a Firenze da Lucca. Ma l’obiezione avrebbe valore solo in caso di sicura attribuzione della canzone a Dante.