Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/325

XXIII

Avete gran ragione di dire che vi fu antipatico il manifesto, da me dato fuori, di una prossima pubblicazione della mia Storia-, ma ricordatevi che fu antipatico anche a me; che tuttavia fu necessario il farlo, per le ragioni, che dovreste ricordarvi, riguardo a mia madre. Questi pochi giorni che sono stato in casa, dopo le febbri, han molto giovato al mio lavoro; e finalmente ho avuto il piacere che Liberatore, il quale, piú di voi e di qualunque altro mi faceva la guerra per la mia tardanza, ha confessato che assai maggior tempo si richiedeva di un anno o due o tre, per mettere insieme la materia dei due primi libri del primo volume, dei quali ha voluto leggere in casa mia molti brani, e, che sono quelli appunto da doversi mandare a voi. Voi stessa, che siete stata la piú indulgente verso i miei studi, vedrete che avevate maggior ragione di scusare i miei ritardi che voi stessa non credevate. Ed ora posso dirvi una cosa che vi piacerá, ed è che ho ceduto alla necessitá di fare anco la storia dei goti mentr’erano in Italia. Dal primo volume, dove si tratta la storia dei goti fuori d’Italia, io intendeva di passare, nel secondo volume, ai longobardi, col dire che non era mio intendimento di descrivere le cose dei goti in Italia. Ma, ora che mi sono lasciato persuadere da Mannella e da Galanti e da Liberatore e da tutti a trattare anche queste cose, i longobardi verranno al terzo volume, e la mia storia sará intitolata: Storia d’Italia dalla caduta dell’impero romano. Cosi farò una storia compiuta, e senza lacune, dei mezzi tempi. L’indagine adunque ha servito a qualche cosa; e lo dico perché mi veggo davanti agli occhi questo primo volume, che si deve tenere per piú difficile di tutto il rimanente del mio lavoro.