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della stampa in Napoli del. e della Marcella? Che posso dirvene senza parlare a Liberatore, o a qualche altro, almeno a Galanti? Non conosco punto queste cose di denari e di spese: ne parlerò dunque a Galanti, senza nominarvi. Ma la copia della Marcella, inviatami da voi per la Mosti, era una copia, che non mi diceste di rimandarvi, e che io credei fatta per uso mio: mi duole di aver perduta l’occasione di restituirvela: ma se ne troverá un’altra: del merito di quella scrittura poi, sará meglio parlarne a Concioli, cui finalmente scriverò la famosa lettera, promessa da tanto tempo e per buone ragioni sospesa. Parlerò a Liberatore dei libri suoi, che avete ricevuti, e gli domanderò bel bello, come se non venisse da voi, s’egli ha gente da dover potere impiegare nel Vocabolario: credo si, ed anzi mi diceva di aver bisogno di aiuti; ma non posso affermar nulla di certo. Come va? come si domanda il W. OO. dopo le nuove leggi? In veritá, il mondo è cosi cambiato, dopo la mia partenza, che io non comprendo piú nulla di Roma... La Mosti non mi dispiacque, né Recchi: mi paiono moderati nelle cose loro e che vivano alla buona e senza cerimonie, almeno con me. Si parlò spesso di voi. La contessa mi pare buona tanto quanto ella è gentile: non priva di qualche istruzione, parla facilmente e con buona grazia. Il conte dice anche bene il fatto suo. Avrei voluto vederli piú spesso, ma i tempi furono pessimi. Fate loro i miei complimenti... Sono inquieto per Eduardo, e bene voi, nel 2S gennaio, potevate dirmene una parola: intendo giá dell’ultima vostra lettera. E voi dovete aver notizie posteriori al 21 gennaio, parlando i nostri giornali fino al 23 di Porli. Mille saluti ad Eduardo e non dimenticate di salutar vostra sorella in mio nome, la quale forse avrá avuto paura: e pur mi parrebbe di no... Di quel canonico, del quale mi chiedete, ben egli è l’uomo piú brutto e sottile ed antipatico del giudice marchigiano, a cui trassero le brache: noi conosco, se non della persona, e noi vorrei altrimenti conoscere, tanto egli è sazievole. Per la letteratura poi è un cosi noioso pedante, come voi dite, che ser Fidenzio Ludimagistro potrebbe tenersi uomo di spirito a petto di lui.