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Mia buon’amica, Nel principio di questa settimana, mi sono risvegliato tutto molle di sudore, cosa che non mi accadeva da molti giorni; ed ecco, ad un tratto, sciogliersi l’umore nel ginocchio, ed io saltar di letto, bello e dritto! E giá fo le mie solite passeggiate senza bastone. Or non è questo il surge et ambula del1’Evangelio? Tant’è, io cammino di nuovo, e non ho piú che una stanchezza, o debolezza che voglia dirsi, nel ginocchio, la quale si va dileguando col moto. L’aria comincia sensibilmente in Posillipo ad operare in mio favore. Mia madre (ciò è molto dire) afferma di esser contenta del mio volto, ed io starei benissimo, se l’incommodo emorroidale fosse cessato ilei tutto. Ma di ciò scriverò sabato a Concioli. .Liberatore sempre immerso nel suo Vocabolario, che sembra lavoro simile a quello delle Danaidi. Altro non so né posso io sapere del mondo, se non che mio fratello ha fatto venire uno stolto giornale di Napoli, dal quale si sa meno di questo mondo che non si sapeva prima di averlo letto. Non di meno io sono contentissimo ed occupato sempre nel metter fuori questo primo libro, in guisa che mi debba riuscir facilissimo tutto il rimanente, allorché sono posti bene i fondamenti dell’edificio. Sempre piú mi confermo nel mio pensiero che la parte veramente difficile sia stata quella, giá superata, delle leggi di Rotari. Non potete credere come ora con ogni facilitá mi veggo condurre a quella meta.

Salutatemi caramente Eduardo, e ditegli che ora si l’ha fatta, e mi sembra che non possa piú schivare il titolo di uomo feudale, di aristocratico, di servile, di gesuita, se occorre. Aver egli proferito, senza il debito rispetto, l’augusto nome