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non posso dare alcun impaccio al presente. Pur questo non serve: sono stato chiamato per ricevere una severa ammonizione di dover rientrare nel retto sentiero; se non rientro pena l’esilio. E ciò mi è stato significato nel punto medesimo, in cui sono stati esiliati tre, ai quali era stata fatta giá pria la stessa ammonizione, che or mi è stata fatta. Da ciò io conchiudo che non si tarderá punto a ripregarmi di viaggiare. I miei genitori non sanno ancora nulla di questo: io non ho altro debito se non di far si che alcuna mia imprudenza non divenga cagione del loro danno e del mio partire; or, poiché la coscienza non mi addebita di aver commessa alcuna imprudenza, io son contento, e non mi si può nulla rimproverare. Cosi potrebbe il Gianicolo tornarci a cuore; cosi potrebbero alquanto respirare a lor bell’agio i polmoni e tormisi dal petto questo peso di avere ad esser vessato, quando io non fo nulla, salvo che studiare tranquillamente. Siffatto peso mi è piú grave che non l’Etna era grave ad Encelado; nondimeno voi conoscete qual debba essere il mio dolore per rispetto a quello de’ miei genitori. Ed or io, ripensando a queste misere condizioni, rileggeva il verso del XXVII del Purgatorio «Fra Beatrice e te è questo muro»; e poi gli altri, quando il poeta ebbe passato il fiume. Ho meco un libriccino della Divina Commedia diviso in due tometti: havvi le rime di Dante: il tutto stampato per opera di monsignor Dionisi: ed io ne feci l’acquisto in Roma. Di tratto in tratto, si leggono in margine alcune noticine assai saporite; son desse tratteggiate col lapis. Questo libriccino mi è caro piú che non sapessi dire: spesso è il mio compagno nelle mie passeggiate; riposa sempre a capo del mio letto, ed io affiso avidamente gli occhi lá su quelle noticine. Qui dunque io rileggeva: «Fra Beatrice e te è questo muro», e cercavo pure se quel simpatico lapis vi avesse mai descritta qualche parola. Ma fu vano il cercare! Ma pur lessi quivi qualche altra parola, che confortommi a sperare: eccovi donde traggo gli auguri!

Quello che voi mi dite del mio lavoro non può essere dettato se non dall’amicizia vostra per me. Io percorro lieta-