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e che voi siete libera da questo dolore. La sanitá di lei mi sembra cosi robusta che difficilmente potrá darvi nuovo fastidio. I miei rispetti a don Giovanni, allorché gli scriverete a Gallese. Non vi parlo di quel che vorrei scriveste al conte Eduardo in mio nome. Addio: ma pria di lasciarvi, ditemi un poco quel che voi fate neghittosissima donna. Potreste farvi un bel nome fra le donne d’Italia: perché cessare cosi? Pur verrá tempo: ed allora ve ne chiederò conto viso a viso: e mi darete ragione. Agli amici mille saluti: ditemi qualche cosa della marchesa vostra amica e di Liberatore: perché si è levata ella di casa sua? Quanta curiositá! voi mi direte. Si, di un paese che vorrei rivedere, che non rivedrò tanto presto quanto io pur vorrei! Addio di nuovo, e credetemi quale mi conoscete, ecc. PS. — Qui hanno cavato fuori un articolo del conte Perticari, stampato nel volume 44 del Giornale Arcadico, in vista del quale articolo accusano il conte quale vigliacco. Di esso articolo ne hanno ripubblicato un pezzettino: vorrei leggere il tutto per poterne anch’io giudicare. Hanno aggiunto alcune osservazioni, parte delle quali è stata mutilata dalla censura, che ne ha lasciate nondimeno passare alcune assai animose. II foglio sará inviato a Liberatore, cui scriverò di mostrarvelo: e vi leggerete ancora le frasi cassate dal revisore. [timbro postale, 27 luglio 1826.]