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misura; di che i miei amici vi faranno certa. Pur voi volete che la piú possente causa della mia prostrazione sia stata la piú taciuta da me. Or che cosa voi mi apponete? Sareste voi per avventura cosi presaga del vero, quale pur voi vi estimate nella vostra lettera?

Io noi penso, ma sia: né certamente a me spiace di esservi noto, e cosi lo fossi per tutto! La mia premura nella mia ultima lettera nel dirvi come io qui viva solitario, e quanto sia esule, dovea chiarirvi che piú antica del mese di giugno è la mia tristezza, e che voi male vi fate a giudicare di essermi ella sopraggiunta in Napoli. Giá voi dovete saperlo: intendo dire che la mia etá ed il genere dei miei studi non mi concedono piú vivi piaceri che quelli della memoria: io vivo nei tempi che piú non sono: e sono essi tali per me, che alcuni fatti dei piú leggieri possono lasciare un solco lunghissimo nella mente. Una passeggiata, una lettura, una visita alla tomba del Tasso, il terzo dell ’Eneide possono, per esempio, avermi cagionato un diletto squisito, e può questo diletto, quando egli si è perduto, farsi molto ed assai lungamente rimpiangere. Possono poi esservi alcuni tempi, nei quali ciò che si è perduto si desidera piú vivamente: tale forse fu per me il mese di giugno: e se a voi piace, aggiungete questa cagione alle altre che io vi narrai. Ma non siate cosi severa con un vostro amico: e, senza nulla detrargli della vostra stima, permettetegli qualche volta di cessare alquanto dalle sue ordinarie occupazioni e darsi in preda per (qualche giorno a questa oblivione dei sensi, alla quale voi avete mossa una guerra cosi spietata. Ed ecco, alla vostra voce io torno qual era dianzi, e ripiglio il lavoro istorico, e son lieto che voi non disdegniate di aggiungere stimoli al mio buon volere: siate pur certa, mia amica, che se posso sperare un fausto successo, egli è senza dubbio in gran parte al poter meritare la vostra approvazione, non die di quello che voi conoscete. Perdonatemi adunque il mese di giugno: ad ogni altro che a voi dovrebbe sembrare egli gran fallo. Il mio costante desiderio si è quello di nulla perdere della vostra stima: io affido a voi, ed a voi sola, il mio