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ella ne conteneva. Breve motto fece il Palmieri di detta carta, si che l’Amari credè opportuno darne il sunto in una nota [Quelques observatio?is sur le droíl publíc de Sici/e, p. 21, Paris, 9 fevrier 1848]; io ne reciterò le parole: Cap. 24. Allorché il re rientrerá nel possesso del suo regno di Napoli, «continuerá la sovranitá di Napoli e Sicilia ad esser unita, coni’è stata per lo passato nella stessa persona del re e de’ suoi successori».

Cap. 25. «Verificandosi il mentovato caso, quante volte vorrá il re allontanarsi dalla Sicilia, e risedere in Napoli, lascerá in Sicilia per suo rappresentante un reai principe, ed in mancanza di questo un distinto personaggio siciliano». Le «trenta linee» furono con dispaccio del i° giugno 1815, inviate ad una commissione di diciotto ragguardevoli uomini; ma il Palmieri li giudica troppo devoti alla volontá del re; giudica inoltre che l’intera carta delle trenta linee fosse al tutto sovvertitrice della costituzione, ciò che io confesso, ma non in quanto appartiene agli esposti capi 24 e 25, i quali non sono se non l’espressione costituzionale del dritto serbato al re intorno a «tutto il dippiú» di lá dell’indipendenza di Sicilia. Deh! perché una convulsione della natura staccò da noi la famosa isola? O perché questa non fu da’ flutti vincitori lanciata piú lungi da noi nel Mediterraneo? Al modo, che ho detto, i siciliani conseguirono l’indipendenza, idolo antico e perpetuo dei loro cuori, e salva restò la prerogativa del re intorno al caso dell’allontanarsi egli dall’isola e del doverla «cedere» al figliolo. Ma quali furono i ministri e consiglieri della corona che tutelar ne dovettero le prerogative? Furono, se ben leggo nel Palmieri, gli autori delle siciliane libertá, Belmonte, Castelnuovo, e quel Ruggiero Settimo, che solo avanza di un cotanto illustre triumvirato. Poiché Belmonte, Castelnuovo e Ruggiero Settimo ebbero posto in salvo la regia prerogativa sul deliberare intorno all’unione politica delle due Sicilie, ineffabile gioia inondò i lor cuori nel veder sottoscritto il placet dal principe vicario nel 25 maggio 1815 in quanto all’indipendenza della Sicilia