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DUE LETTERE AL REPETTI

(1827)

Lettera prima

Mio caro amico e compare, Vi scrivo in un medesimo giorno una seconda lettera, ma tutta e solo per voi, e v’impongo in nome dell’amicizia di non mostrarla punto a Gabriele nostro amatissimo; col quale son fermo di non volere per l’avvenire trattare quistioni storiche, se non diverse affatto da quelle dell’VIII secolo. Io conosco l’inflessibilitá delle sue opinioni, e la muscolositá virile della sua fibra morale; ciò forma la nobiltá della sua natura, ma il suo zelo amichevole pel suo Carlo dev’essere governato da certe leggi, senza le quali potrebbero i miei studi, anziché conforto, sentire danno. Ed io in veritá ho bisogno di chi mi faccia cuore nel mio diffidi cammino: ho bisogno principalmente di un critico e di un oppositore, severo si, ma che non si addolori per me, come fa il nostro Gabriele. Dovrò io dunque sempre tremare, nell’atto che io cerco il vero con tutte le forze della mia coscienza, che le mie opinioni possano affliggere uno dei miei amici piú cari?... Pur l’ho pregato e riprego di aspettare che il mio lavoro sia compito: io non posso fare la storia della mia Storia. Per l’opposta cagione, io son tenutissimo a voi, che trattate la nostra quistione col linguaggio solo della scienza: ed io traggo utilitá grandissima dalla vostra critica, e sarei ben pazzo se volessi rinunciare a tanta opportunitá. Calmate dunque i dolori di Gabriele, voi che pensate come esso: