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del veltro allegorico di dante 15


Catalano dei Malavolti e Loderingo degli Andalò: poscia da Ormanno Monaldeschi di Orvieto che vi ricondusse i ghibellini, e conchiuse non pochi parentadi fra essi ed i guelfi. Al quale numero appartengono le nozze di Guido figlio di Cavalcante dei Cavalcanti con Giovanna, figliuola dell’estinto Farinata. Finalmente si diè Firenze per dieci anni a Carlo re delle due Sicilie; cui d’indi a poco il pontefice Clemente IV dichiarò vicario in Toscana, durante la vacanza dell’imperio. Carlo inviò i suoi vicari a Firenze: l’autoritá si restrinse appo costoro. Malatesta di Verrucchio, l’uno dei primi, volle si estimassero i danni patiti dai guelfi per la rotta dell’Arbia: tal monumento sussiste ancora, ed attesta fin dove fossero giunte le rabbie cittadinesche. Né guari andò che Carlo, trucidato Corradino di Svevia, ottenne insigne vittoria sopra i sanesi e gli aggiunse ai guelfi (1269): da questi non mai piú in quel secolo Siena si discosto. In tal guisa comandava Carlo a quasi tutta l’Italia; per mezzo del suo fedele Malatesta di Verrucchio alla Toscana, Pisa eccettuata; ed alla Romagna per mezzo dei figli di questo, i valorosi Malatestino dell’occhio e Giovanni lo zoppo. Privo l’uno di un occhio, e impedito l’altro in una gamba trassero le denominazioni dalle loro difformitá: il terzo loro fratello Paolo Malatesta non era detto che il bello, e sua moglie Orabile (anch’essa dei Malatesta) gli recò nel 1269 la ricchissima dote della contea di Meldola e di Ghiazolo dintorno a Polenta.

In quel medesimo anno, spregiata la possanza di Carlo I, Pinamonte dei Buonaccolsi osò di scacciare i guelfi da Mantova, infingendosi amico dei creduli conti di Casalodi. Poscia il pose in fuga, ed avendo stretto colleganza con Mastino della Scala divenuto signor di Verona, tenne tali maniere coi ghibellini che trasmise il dominio ai suoi figli.

Non così riuscirono a lieto fine i tentativi degli Alighieri per impadronirsi della vicina Ferrara. Aldigerio degli Alighieri Fontana, del quale non ebbero il piú amico gli Estensi, mancò nel 1270: Guglielmo figlio di lui e Giovanni figliuol di Guglielmo con altri della famiglia crederono che i loro signori, offesi dalla rigida virtú del vecchio, avessero col veleno potuto