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14 carlo troya


toglier via Firenze del tutto, sperdendone gli abitatori: ma con alto disdegno vietò l’opera il magnanimo Farinata.

Ubaldin della Pila era con esso il maggiore nella cangiata cittá: Ottaviano Ubaldini suo fratello, cui l’indole generosa e l’altezza della mente meritarono il nome di cardinale per eccellenza, proteggevali col suo credito alla corte di Roma: ei ristorò Monte Accianico, e il rese l’uno dei piú forti propugnacoli della sua stirpe. Le nozze di due illustri cugine della casa di Svevia crebbero il contento dei ghibellini (1262): Costanza, figlia del re Manfredi sposò Pier di Aragona: Elena, figlia dello sventurato Enzo di Sardegna, tolse in marito Guelfo II della Gherardesca, primogenito del conte Ugolino. Ma breve assai durò la felicitá ghibellina: Farinata non sopravvisse che quattro anni alla sua vittoria (1264). Il francese Urbano IV, venuto in luogo del pietoso Alessandro IV, giurò l’esterminio della casa di Svevia; e il commise a Carlo conte di Angiò, fratello del re Luigi IX di Francia. E giá sotto il pontificato dell’altro francese Clemente IV, che succedé ad Urbano, Carlo di Angiò movea da Provenza in Italia. La morte di Farinata fu salute dei guelfi: egli fra i ghibellini, e Cavalcante dei Cavalcanti fra gli avversari si possono considerare quali esempio di nobil natura: questi onorò Firenze con le virtú e coll’ingegno: quegli la vinse, ma solo seppe salvarla. Cavalcante, ricomposte le sue cose dopo il disastro dell’Arbia, raccolse in casa Cunizza di Romano (1265), sorella di giá possente inimico e un giorno leggiadra ed amabile principessa: mentr’ella viveva in Firenze, Dante Alighieri vi nacque in Maggio 1265.

Nello stesso mese Carlo di Angiò approdava in Roma; l’anno di poi spense Manfredi a Benevento e prostrò la sveva fortuna (1266). Imprigionati due teneri figli del vinto, non rimasero di Manfredi che Costanza, e dell’imperator Federigo II che il re Enzo e Corradino di Svevia. Guido Guerra VII dei conti Guidi pugnò a Benevento per Carlo, nell’atto che il conte di Poppi Guido Novello ancor teneva Firenze pei ghibellini: ma questa non tardò a fugare il conte di Poppi. Ella fu governata in prima da due nobilissimi bolognesi fratelli godenti,