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della giustizia lodato in essi da Erodoto: d’indi gli spiriti, che piú tardi, ma dopo la propagazione del cristianesimo, conseguirono il nome di cavallereschi, ed appartennero soltanto alla virtú de’barbari convertiti: malamente perciò attribuironsi prima dell’ottavo secolo a’ popoli germanici, pel doppio inganno prevalso; l’uno generale d’essersi tenut’i Germani di Tacito per autori od almeno per partecipi della gotica civiltá, eziandio prima di farsi cristiani; l’altro particolare di persuadersi, che i visigoti fosser Germani. La Germania di Tacito erasi pressocché rimutata del tutto, allorché cadeva il regno degli ostrogoti d’Italia; i suoi popoli accorrevano a collegarsi parte co’ franchi, e parte co’longobardi; frattanto nuove razze unniche, sarmatiche, alaniche s’insinuavano dopo Attila nell’interiore Germania, senza parlar delle slaviche.

Dal cavallo, sul quale viveano e vinceano gli unni e gli alani ed i sarmati, procedette l’opinione d’esser la vita equestre piú nobile d’ogni altra: che che intorno all’eccellenza di tal vita pensato avessero i greci ed i romani. Or, poiché il cavallo divenne l’archetipo ed il segno ideale degli attributi, onde formossi la cavalleria, non gl’idolatri unni ed alani e non i sarmati s’ebbero per cavalieri secondo il nuovo significato cristiano e morale di questa voce, la quale piú acconciamente additò i goti, cattolici fino dal terzo secolo; popoli ben piú equestri che non i germanici. Né i franchi cristiani di Clodoveo e de’ figliuoli andavano tanto rigogliosi pe’ lor cavalli, quanto pe’ fanti e per le loro francische, si come gl’idolatri alemanni piacevansi de’ loro angoni, scagliati parimente da’ fantaccini. La pugna equestre, che santo Isidoro di Siviglia commendava ne’ visigoti, si pose per fondamento principalissimo di tutte l’antiche leggende o canzoni, che poi ampliaronsi negl’interminabili ritmi e nelle prose de’ romanzi di cavalleria, ove si celebrarono dapprima l’equestri glorie degli unni d’Attila, e quelle de’ goti di Dieterico di Berna, ossia di Teodorico degli Amali; non che de’ borgognoni, passati nel novero e nella natura de’ goti, e cotanto famosi nel poema de’ Niebelungen. A cavallo si dettero i combattimenti dall’ostrogoto VIIIari sotto