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dei primi popoli barbarici 147


quasi abitassero i daco-geti ovvero i goti nell’umili capanne de’ Germani o su’ carri e su’ cavalli degli sciti scoloti e de’ sarmati; o quasi Teodorico degli Amali non avesse vedute per la prima volta se non in Bizanzio ed in Italia le chiese de’ cristiani. Ben egli (l’ho piú volte detto nella Storia) cercò modellare alla romana l’architettura civile: ma l’architettura ecclesiastica degli ariani era sostanzialmente diversa da quella de’ cattolici. L’orgoglio dei pilofori ed ottimati goti non consenti loro di rinunziare ad ogni rimembranza dell’architettura patria negli stessi edifici civili, come se tra loro si fosse vinto l’immutabil partito di sempre astenersene per non vagheggiare né seguire se non i soli precetti dell’arte greca e della romana. Certamente in Tolosa il duca Launebodo si vantava d’aver fatto senza il soccorso d’alcun romano costruire la chiesa di San Saturnino; un simil vanto avrebber voluto menare anche i figliuoli di Clodoveo ed i lor franchi ed altri popoli germanici, se tanta distanza di civiltá separati non gli avesse dai gotici. Non pochi esempi ho recati dell’architettura gotica in Italia ed in Ispagna; e pur bastava il ragionarne da sé solo a comprendere, che fuvvi una particolare architettura gotica nella Dacia oltredanubiana, in Italia e nella Spagna, senza che potesse chiamarsi ella men gotica, se non le piacque d’adoperare nelle sue costruzioni l’arco acuto antichissimo de’ lici e d’altri popoli, al quale ora s’ama dare il nome d’ogiva. Nella Storia ho esposto le ragioni, per le quali dee credersi, che l’ogiva regnò nell’architettura degli ostrogoti, e de’ visigoti; ma, se ciò non avvenne, l’architettura ogivale (mi si conceda questa parola) non può negare d’esservi stata la vera gotica da Zamolxi e da Deceneo fino a Decebalo ed a Teodorico degli Amali; dopo i quali continuò questa per molti secoli nella Spagna, ove la trovarono in fiore gli arabi, che alla morte di Totila e di Teia traevano tuttora la vita sotto le tende.

20. Il senso del bello e del nobile aveva in ogni etá infiammato i daco-geti o goti non appena ch’essi credettero, soli forse tra’ barbari, dover l’anima eternamente vivere con Zamolxi, e che gloriaronsi tutti d’essere immortali. D’indi l’amore