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velo all’intendimento; e talora, si come avvenne di Clemente V, mutò il giudizio da lui profferito intorno alla stessa persona. Iracondo ed altero ben ei sapeva quanto sopravanzasse il rimanente degli uomini; però questi si vendicavano: ma egli, vagheggiando la fama, vieppiú s’innalzava sul secolo. Quale il piú codardo fra i vizi abborriva l’adulazione; fu spesso giusto e generoso coi nemici, ma non di rado riusci molesto e grave alla rinomanza degli amici, o di coloro che gli fecero cortesia. Quindi gli si vuole prestar fede piú facile, se di taluno ei faccia l’elogio: per giudicare dirittamente di coloro che ei biasima, miglior guida è la storia. Nei nostri giorni tengono alcuni, che i giudizi di Dante abbiansi a considerare come se provenissero dalla giustizia stessa di Dio; e che il poeta gli avesse pronunziati, scevro affatto da ogni passione. Con questo pensano di esaltar l’Alighieri: lode superstiziosa e piena di pericolo, dalla quale non havvi che un solo passo all’irriverenza. Egli è agevole per l’opposto il conoscere, o che la bile di Dante il piú delle volte gli partorí eloquenza sublime, o che non era possibile ad un uomo afflitto da tante sventure il serbar sempre quel modo, il quale forma la pace o la gloria degl’ingegni mezzani. Tuttavia non per ira contro la patria ei dettò i libri non finiti e piú volte da esso rimaneggiati á&WEloquio volgare, nei quali riprovò i dialetti d’Italia e specialmente il toscano; tranne solo quel di Bologna. Non minori cagioni di sdegno contro Bologna che contro Firenze poteano muovere l’Alighieri; ei dunque gli sembrò così che il favellar di quella fosse piú leggiadro dell’altro: ciò prova quanto siensi le cose cangiate dopo la morte di lui, e come l’autoritá di Dante sia inutile oggi per decidere le quistioni sullo stato attuale della lingua italiana. L’Alighieri fu fervido cristiano: dalla religione vivissima dell’autore il sacro poema ritrasse le maggiori fra le sue tante bellezze. Libero dalle crudeltá e dalle paure di una malvagia coscienza, non discese giammai l’AIighieri dalla difficile altezza ove la sciagura e l’onore lo avevano collocato: raro e forse unico esempio di un ingegno che piú nobilita l’uomo, e di una rigogliosa natura che meglio patisce o fa cose forti.