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ghibellini: era stato marito di Beatrice figliuola del re Manfredi, ed avea tolto a modello Uguccione della Faggiola; deplorati sempre gli avvenimenti che sospinsero costui fuori di Pisa. Ranieri Gherardesco rimise in onore gli amici del Faggiolano; ei fece trucidare in appresso Coscetto del Colle, primo autore della mutazione di Pisa. E tosto si strinse in amicizia con Castruccio; la di cui figlia Sancia prese a marito uno dei Gherardeschi.

Ratto Castruccio cavalcò in soccorso dei ghibellini che assediavano Genova (agosto): ma poiché i fiorentini gli venivano a tergo, ricalcando i suoi passi, ei pose il campo nelle pianure di Val di Nievole illustrate giá dal coraggio di lui e di Ranieri della Gherardesca. Grave presagio turbò allora i fiorentini, mostrato loro in Castruccio il levarsi di pressoché un nuovo Uguccione. La perdita del quale Uguccione sembrò quasi fermare il corso delle vittorie di Cane Scaligero, che i padovani afflissero in quei giorni con memorabile rotta sotto le mura della loro cittá. Nondimeno leggieri fatti furono questi a paragone degli altri, che ogni di rendeano piú famoso l’assedio di Genova. In essa, e nelle montagne che la circondano, parevano principalmente ristretti la causa e gli estremi sforzi dei guelfi e dei ghibellini: Matteo Visconti era divenuto il primo e il maggior fra costoro, né piú facevasi menzione in quell’anno dello sconfitto Scaligero, che ancor godea del nome di capo. E però contro Matteo Visconti si dichiaravano le ire di Giovanni XXII e di Roberto re, il quale dimorava tuttavia in Avignone; studiosissimo d’impedire che la corte pontificia riconoscesse alcuno dei due rivali all’imperio, Ludovico il bavaro e Federigo d’Austria. Il Cardinal del Poggetto, giunto in Italia (1321), dava principio alla sua legazione formando atti e processi per pubblicar Matteo eretico e negromante; bandivagli quindi la croce addosso, e facea venire ai danni di lui Pagano della Torre patriarca di Aquileia con grosso nerbo di genti. Simili processi ordiva il legato contro i Buonaccolsi e Can della Scala ed altri ghibellini; che invano protestavano tutti, sé essere ortodossi né volersi punto allontanare da alcuno dei dogmi della fede cattolica.