Pagina:Tropea - Numismatica di Lipara.djvu/36


— 34 —


Egli la legge invece così:

D) R)
ΛΙΠΑΡΑΙΟΝ (evanida).
Caput Jani geminum barbatum laureatum cum | in medio.
C. TRI (in nesso).
Vulcanus capite pileato, habitu curto indutus e fronte stans d. porrecta praegrandem malleum ostendit, s. cubito incudi innititur.
Æ. 3.



«La nostra discrizione, dic’egli, è più significante con un tipo appartenente a Lipari, oltre l’evanida leggenda della medesima. Vi si legge un nome di magistrato romano in latino, come nelle medaglie di Palermo, trovandosi altro esempio in una medaglia di Cefalù da noi riportata sotto una tal città, col nome d’un Decemviro (sic) scritto in latino, e in greco quello della città. Lo stesso si osserva nelle medaglie greche-latine di Malta».

Lo stesso autore, (Descrizione di alcune medaglie greche del museo particolare di S. A. R. Monsignor Cristiano Federico Principe ereditario di Danimarca. Firenze 1821; pag. IX) riferisce quest’altro conio:


R) D)
Menstrum Scyllae ad s., d. extensa, s. lyram.
Æ. 2.
ΛΙ .....
Caput Vulcani imberbe pileo rotundo tectum ad s.


«Una tale medaglia, egli dice, è da me data a Lipari perchè le due lettere ΛΙ sono da me interpretate come iniziali del nome di quella città, dove era celebrato il culto di Vulcano».

«Il mostro Scilla è sempre figurato in una donna, che ha sul petto due, o più teste canine, e finisce in una lunga coda di pesce, ora in atto di suonare un buccino, or di scastrare un tridente, ora soltanto con un pesce in mano, ed or con altri simboli. Qui ella apparisce con una cetra alla mano manca, quasi