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neso, Lipara, con Gela, Selinus, Messana, Himera e Lokroi Epizephirioi era dalla parte di Syrakusai; ma nella primavera del 427 quando fu spedito lo stratego Laches di Aexona, la parte ateniese ottenne grandi vantaggi con piccoli mezzi1 e Messana fu costretta ad unirsi alla causa ateniese. Naturalmente, la caduta di Messana ebbe una grande ripercussione nelle isole liparee sostenitrici della politica siracusana. Esse si difesero, anzi non pare che gli Ateniesi fossero riusciti a sottometterle, ma il loro paese fu devastato2.
Quale fu l’atteggiamento delle liparee nel periodo della sollevazione di Ducezio, non lo sappiamo con sicurezza. Durante la prima lotta tra Dionisio e i Cartaginesi, è noto che a Dionisio toccò «la perdita di una parte, se non di tutti i suoi acquisti fatti durante l’ultimo mezzo secolo3». Ed è da credere che Lipara fosse caduta in questo tempo sotto il dominio cartaginese; certamente, distrutta Messana, quelle isole avranno dovuto piegare per Cartagine, o restarsi inerti spettatrici della grande contesa. Ma quando nel 397, distrutta la flotta cartaginese a Syrakusai, Dionisio ripigliò l’antico suo ardimento, e rifece Messana colonia siracusana, e fondò Tyndaris, e sottomise Menai, Morgantia, Henna e Kephaloidion, è da credere che le isole del gruppo di Lipara fossero ritornate sotto l’alta protettorato di Syrakusai. Tanto più poi quando nel 387 Rhegion cadde sotto Dionisio e fece parte del territorio siracusano.
Caduti i tiranni (337), Lipara dovè godere anch’essa dei vantaggi della libertà. Vero è che lì manca il ricordo di una qualsiasi tirannia, ma è da credere che l’isola seguisse la politica che avevano adottato le città settentrionali della Sicilia greca, pure svolgendo la più ampia autonomia interna4.