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sul volto di ciascun individuo. Conservando l’Holbein tutto il concetto delle composizioni che di già esistevano, con somma facilità migliorò il disegno in ogni minima parte: nelle pose delle figure vi espresse il beffardo e l’ironia, specialmente in quelle degli scheletri: segnò i contorni di un sorprendente vibrato rilievo: nel colorito riuscì armonico e forte usando il violaceo, il verdognolo ed il rossiccio in modo che per questi tre colori vieppiù ne spiccano i rappresentati, anche per essere nella maggior parte gli sfondi di un ben inteso azzurro.

Matteo Merian, artista laborioso, disegnò ed incise tutte quelle composizioni in altrettanti fogli separati; e dopo molti anni, cioè nel 1649, le pubblicò a Francoforte in un volume (introvabile ai giorni nostri), in 4.° piccolo, dedicandolo al di lui germano Onofrio Merian. In ogni foglio il rappresentato è chiuso intorno da un minuto ornato1.

Se non che la suaccennata edizione è mancante di uno de’ migliori soggetti il quale fregia il mio Codice nella Tavola III. Esso rappresenta un fanciullo ignudo, stretti i piedi da piccole scarpe, il quale dimentico del suo balocco gettato in terra, strilla e tenta schermirsi dalle mani di due scheletri animati, sforzandolo essi al ballo che non ha riposo. Sopra un ramo di un albero spoglio di fronde, vedesi un corvo che guarda quella scena, anzi vi prende parte, deridendo col gracchiare alla paura del fanciullo. Sottile pensiero, tutto proprio e caratteristico della scuola alemanna di quel secolo in cui sembrava che la satira servisse di nodo, d’esca, d’interpretazione all’arte stessa!

  1. Un esemplare trovasi nella singolare «Raccolta delle danze della Morte» che appartiene allo scrivente.