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preghiere, intercessione di re, duchi, principi, conti e uomini d’armi, ricchi e poveri non si possa ottener mercede.

Questa domanda alquanto scempia, che prova come il corpo si fosse dimenticato del catechismo, riceve la risposta che si può immaginare, e conchiude l’anima con questi due versi che san di pagano.

Si lacrymæ vel opes animas revocare valerent
Cerberus et Piluto soli sua regna tenerent.

Se il pianto o l’oro avesser virtù di richiamare le anime, il reame di Pluto sarebbe vuoto.

Il corpo sconfortato dà commiato all’anima.

Arme vai tout bientost droit en ton repaire
Laise roure les vers mon corps en cest suaire

Anima, vattene subito, e per via dritta alla tua tana, e lascia che i vermi rodano il mio corpo in questo lenzuolo.

Racconta il poeta che allora due demonii più neri che pece, brutti sì che niun pittore potrebbe raffigurarli, con occhi di rame affocato, gittando fuoco di zolfo puzzolente dalla bocca, spandendo veleno dalle corna, ed avendo unghie simili ai denti del cignale, si gittarono addosso all’anima, la tuffarono in un gran vaso pieno di carboni accesi, per ogni guisa la straziarono senza carità, e la trascinarono con tormenti e con beffe all’inferno.

Allora io mi svegliai, dice il poeta, col cuore compreso dal dolore, e pregai Dio per sua grande misericordia che mi guardasse da tal giudizio e da tal luogo; allora ho condannato il mondo e le sue frivolezze, nulla mi parvero i tesori, rinunziai alle cose passaggiere e mi raccomandai tutto alle mani di Cristo. Amen.