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pensiero, trovandosi quello di uno stretto rendimento di conto delle azioni umane, doveva tornare efficacissimo mezzo a consolare gli oppressi ed a frenare gli oppressori.
E ben a ragione la morte divenne una nuova divinità, assumendo le forme di uno scheletro. «Morte nihil melius, vita nihil pejus.» Ecco la sua divisa nel XII.° e XIII.° secolo.
Per quanto poco si rifletta allo stato in cui allora si trovava l’Europa tutta, e specialmente il Nord dell’Italia, ravvolta nelle lotte tra l’Impero e la Chiesa (onde le guerre, le dissensioni di contado, di città, di famiglia, le pestilenze, le carestie recrudescenti ad ogni istante), è facile argomentare come gli uomini cresciuti in mezzo a tanto avvicendarsi di mali doveano essere famigliari al pensiero della morte. È il sintomo delle grandi crisi; l’estremo terrore cangiasi in estrema allegrezza! Da questi elementi trovò inspirazione ed origine la Danza Macabra.
Infatti l’idea di tutte le Danze Macabre è la stessa presso tutte le nazioni; è la eguaglianza del cimitero applicata alle follie del mondo. Dalla reggia dell’invitto principe alla capanna del laborioso contadino, la morte batte a tutte le porte ed esce traendo per mano le sue vittime, che loro malgrado costringe a danzare. — Sempre allegra e buffona, sembra che si atteggi all’insultante ironia, al feroce disprezzo, allorquando cammina coi grandi. — E ben disse il francese Saint Victor: — Regardez bien: à travers ce masque décharné, on entrevoit une téte plébéienne — Le faible se venge du fort en l’assignant au cimetière; l’opprimé enterre vivant l’oppresseur. — Qu’est-ce que la Danse Macabre, si non la Jacquerie de l’éternité? —
Le vicende straordinarie politiche e religiose del Medio Evo diedero origine alle produzioni più singolari sia nelle arti che nelle lettere. Ommettendo di parlare delle moltissime e svariate Danze dei morti o Macabre, sparse per ogni dove in Europa,