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lo stato in cui trovavasi quarant’anni addietro la Naunia, ch’è la valle in cui nacqui, a fine di far conoscere a’ miei quello che di utile è stato fatto dappoi, e quello che resta a farsi pel comun bene. La maggiore e più sana parte de’ Nauni gustò la commedia, e la intese come va intesa; ma alcuni, che non seppero, o piuttosto non vollero conoscere a qual utile scopo mirasse quello scritto, dissero che ho screditati i nostri buoni vecchi, e che sono un poco di buono, uno scandaloso, e si abbassarono fino alla viltà di fare scrivere (così dicono, io non le ho lette) contro di me pasquinate. Il mio onore non può ricevere macchia dai pasquini! Perciò risi, e rido, perdonai, e perdono. Ma duolmi di aver dovuto restare persuaso che a questo mondo s’incontrano più pericoli da chi fa bene che da chi sa con audacia impedirlo e fare il male. Potrebbe per avventura essere anche in Trento qualcuno che prendesse a spregio e ad onta ciò che sono per dire de’ trapassati e dei viventi, benchè sia verità, e questo spiacerebbemi grandemente, perciocchè forse non avrei più forza abbastanza da poter ridere. Eccovi qual è, e d’onde nasce il mio timore. Se non che mi affida la umanità ed il buon senso de’