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alla cedraja, sentirebbesi balzare il cuore per lo diletto, che apporta il mirare di là tutto il bello della città e delle sue pertenenze, come in un quadro con mirabile arte nelle sue divisioni e proporzioni ordinato. Ma questa breve passeggiata gli parrà disagevole, senza un condottiere pratico de’ luoghi.

Ora siamo al ponte sul Fersina. In qualunque parte volgiamo qui lo sguardo, ne si offrono vicine e lontane tali vedute, che riempiono l’anima di quel sentimento che solleva a pensieri, i quali, gradevolmente succedendosi, fanno piena per alcun tempo la nostra contentezza. Da una parte una catena di collinette, che, framezzate da un castagneto, si prolungano fino a ponte Cornicchio e al convento de’ Francescani, il quale si discerne qual edifizio eretto dall’accorgimento e dalla saviezza; la casa del triplice istituto, il palazzetto Consolati, cento e più casini e rustiche abitazioni qua e là disposte per la pendice delle Laste e su per la falda del Calumbergo fino all’alta ed estrema Villamontagna. Di fronte la città vicina colle sue torri e cupole e campanili, e con Dostrento che pare sovrastarle da un lato, mentre il castello stassi a sua guardia e decoro dall’altro. A manca i por-