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colonne di bianco marmo e d’un solo pezzo in ordine dorico, nel mezzo delle quali sorgerà la cappella. Il disegno è del signor Giuseppe Dal Bosco da Trento. Alcune tombe di bianco marmo con brevi iscrizioni (non parlo di quelle piene di superfluità, chè infastidiscono) eccitano, in chi soffermasi a considerare, pii sentimenti, i quali sono rafforzati dall’umiliante pensiere: Anch’io dovrò morire. Non è mai l’uomo di tanta buona volontà che in que’ giorni ne’ quali si trova a meditare e pregare pe’ Defunti. E quando accade di vedere qualche misero sventurato, che col pallore e colla mestizia sul volto tiene fissi gli occhi sopra una Croce, e muove le labbra pregando requie a’ suoi Cari perduti, si è tentato di turbare quella sua estasi beata recitando i bellissimi versi del Saluzzese:

È il duol cimento
Ove Dio prova degli umani il cuore.
Nè infelice è chi muor, ma chi morendo
Guarda gli anni volati, ed alcun’orma
Da sè lasciata di virtù non trova.

Il palazzo delle Albere, architettato o dal Sanmicheli, o dal Serlio, o da chi altro non so, certo da un valente, benchè da lungo