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tichità molto rimota, di che fui testimonio io medesimo quando si fecero le profonde fosse per mettervi le fondamenta del nuovo palazzo del conte Leopoldo di Thunn.

Le mura di questa città, costruite di marmorei massi al di fuori, e nell’interno di sassi tenacemente uniti con calce, sì che anche togliendone l’intonaco il muro non discade, ma restasi come roccia sospeso, ornate di merli con feritoje e difese da torri, le quali hanno tra sè comunicazione per un interno corritojo, si vedranno dal viaggiatore s’egli vorrà con noi uscirne per prendere cognizione de’ bellissimi dintorni. Qui gli diciamo solamente, che da tutti gl’indizj artistici e dalle istorie ancora, si evince esser elle opera degli Etrusci, rifatta da Romani, poscia dal re d’Italia Teodorico, ed indi in epoche diverse ristaurata, e in più luoghi elevata ed ampliata. Elle volgono intorno più d’un miglio italiano, ma in tempi antichi il loro circuito era più ristretto. Sembra potersi provare da certi vestigi e da documenti, che una volta scorrevano da oriente in vicino al Duomo, e di quivi sotto, ma presso a Santa Maria, fino alla Portella, o Porta Bresciana, ch’era di qua della torre Vanga. Certo è che i fab-