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quale sì grandi cose operò in onore della Religione, dello Stato, delle arti e di qualsiasi nazionale incivilimento da fare disperata ne’ successori l’idea di poterlo non che vincere forse, emulare più mai. E noi crediamo di non essere lungi dal verosimile, supponendo che un’interna inspirazione il movesse a preparare al generale Concilio un luogo degno con sì bella fabbrica e sontuosa. Vantini si sforza di provare, a modo di congettura, che lascia al giudizio degl’intelligenti, dalle parole: Bernardo Clesio Auctore, che leggonsi scolpite in bella lapide sull’esterna parete del coro, doversi conchiudere che l’idea della fabbrica, ossia la invenzione, attribuire si debba a lui medesimo, al Clesio. Ma il C. Giovanelli vuole che quell’ Auctore vaglia lo stesso che il Dedit scritto in una lapide di Augusto in Piè di Castello di là dell’Adige, e che tanto il Dedit quanto lo Auctore significhi: Diede il pensiero, il comando ed i mezzi.

Lo stile di questo tempio ricorda quell’architettura originale e tutta italiana che apparve nel secolo decimoquinto, e che poco stante, per una malintesa imitazione dell’antico, si modellò su gli avanzi dell’architettura romana, e quindi con rapida transizione si