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sero taluni a credere che Palladio ne fosse l’architetto; ma ove si ponga mente che quando compievasi questa fabbrica il famoso Vicentino era ancora giovinetto, si farà manifesta la erroneità di questa opinione accreditata dal P. Bonelli. Se dallo stile del palazzo dovessimo fare giudizio del suo architetto, saremmo inclinati a crederlo opera del Sammicheli, o della sua scuola. Se non che, considerando che Giovanni Maria Falconetto, proscritto da Verona, visse parecchi anni esule in Trento, al tempo appunto in cui reggeva il Clesio, e che lo stile del nostro palazzo consuona con quello di più altre fabbriche dal Falconetto architettate in Padova e fuori, delle quali parlano il Vasari e il Temenza, noi consentiamo nella opinione dell’erudito Conte Benedetto dei Giovanelli, che al menzionato Falconetto sieno dovuti i disegni di questo bell’edifizio.
A noi piace di far osservare la bella proporzione della cornice che corona il palazzo, indi il cortile, dove ammirasi tuttavia un portico con dipinture del Romanino da Brescia, e con medaglioni a rilievo ne’ peducci degli archi, e con altri ornamenti convenientissimi. Di molto decoro appajono le porte principali