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gobardi. E venendo a’ tempi a noi più vicini, la città di Trento conta un Martini Gesuita, di cui si hanno relazioni su l’Impero della Cina; un Sardagna, che ridusse a facil metodo la teologia; un Giacopo Cresseri e un Gentilotti, versatissimi nelle antichità, specialmente trentine; un Bernardino Pompeati, giovane poeta; un medico, Giuseppe de Lupis; e, per tacere di altri, il Rovereti e il Borsieri, medici in tutta Europa famosi. Rovereto va gloriosa di un Girolamo Tartarotti, d’un Clementino Vannetti, d’un Rosmini, istorico, ec., ec. L’opera del primo: Del Congresso delle Lamie, basta sola ad immortalare l’autore e la sua patria. Clemente Baroni da Sacco fu istorico. Nicolò conte d’Arco da Arco era sommo poeta. Il De Gasperi da Levico dettò scritti istorici e polemici. Scrisse di cose istoriche Bortolamedi da Pergine. Cinque grossi volumi di trentine memorie mandò fuori il P. Bonelli da Cavalese. Dettò scritti di giurisprudenza Luigi Prati da Tenno. La Naunia, ch’è tra le valli trentine la più popolosa, vanta un Conci, o Aconcio, di Ossana, filosofo; un Antonio Quetta da Quetta, giurisprudente; un Busetti da Rallo, che imitò felicemente, poetando, il Petrarca; i Gesuiti