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i lavori pubblici condotti a fine in questa città. Opere nuove sono la piazza delle Erbe, che pria dicevasi delle Oche, la fontana presso la chiesa di San Pietro, il macello, il lastricato e i comodi selciati delle vie, opere lodate anche da Lewald, i canali scavati nella pietra, il luogo di passeggio e le arginazioni su la destra del Fersina, il sontuoso cimitero, il ponte San Lorenzo, ec., ec. Più altri si disegnò di eseguirne utili o decorosi, quando il governo, che risiede in Innsbruck (dove pur si fecero da quel valente signor podestà, sull’esempio di Trento, laudabili innovazioni), voglia favorirle e promuoverle.

Letterati. Non scarso è il numero de’ Trentini che pubblicarono scritti o poco o molto voluminosi. Sperando che il lettore abbia ad essere lieto d’averne contezza, nominiamo qui i principali, senza assicurare di aver fatta menzione di tutti i meritevoli. Ci è chi crede essere stato trentino Sesto Rufo, scrittore di cose romane. Certo è che trentino fu quel Secondo, caro ad Agilolfo re de’ Longobardi, ed a Teodelinda sposa di lui e vedova di Autari, dal quale trasse Varnefrido, noto sotto il nome di Paolo Diacono, parte delle istorie de’ Lon-