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no le proprie dita. Allora molti Ciusi ajutano il loro compagno, abbracciando uno lui, un secondo quest’uno, un terzo questo secondo, e così di seguito in lunga fila l’un l’altro in mezzo alla vita. I Gobbi, che si tengono uniti, acciocchè non sia rotto da nessuna parte il cerchio, con cinghie di pelle o con matasse di filo ben forti, soccorrono il sozio per contrabbilanciare o vincere la forza unita de’ Ciusi. Si tira di qua, si sforza di là, mani e braccia e torace dei due antagonisti sono tra due contrarie potenze, l’uno si ostina, l’altro non cede, si suda, si grida, si urla, e il primo che sentesi mancare nelle mani la forza è il perditore. Si rinnovano gli attacchi e le difese allo stesso modo, e il Pajuolo, o preso o salvato, è la fine del giuoco. Questo giuoco è pericoloso, ma non può dirsi una sciocchezza. Esso ricorda un’epoca gloriosa del valore Trentino. Li Ciusi sono soldati del ferocissimo Ezzelino da Romano che vogliono saccheggiare le case de’ Trentini, e i Gobbi sono villici de’ dintorni che pugnano pro aris et focis, cioè, che difendono la città e le proprie abitazioni. Dicemmo più sopra che i Tridentini costrinsero Ezzelino a cessare qui la sua tirannide e a prendere la fuga.