Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
488 | Trento. |
[Vino come vietato, e da chi.] Lattantio. Altri vietorono il Vino con pena Capitale, come Zeleuco à’ Locresi, che al dir d’Eliano non lo permise, se non in caso d’infirmità: E Maometto a’ suoi Turchi lo vietò affatto, il che fè, credd’io, per politica, e da Tiranno, per impedir cioè nell’oppresso Suddito i Spiriti elevati, che ’l Vino desta.
[Detto notabile.] Li Romani prohibirono primamente il Vino à’ Servi, e poi à’ Fanciulli, ne lo permisero, che à gli Adulti di 30. anni; vietandolo parimente alle Donne, massime ammogliate, ne senza causa; perche, come nota Valerio Massimo: Da Bacco à Venere suol’ esser vicino il grado d’intemperanza; E quindi per conoscere del Vino il trasgresso, si trovò da’ Mariti il Bacio publico. Hoggi giorno tali Leggi sono del tutto abolite in Italia, e non men’ à Trento.
[Uso notabile di gustar’ il Vino appresso i Romani.] Quanto alla stagione di gustar il Vino, benche, questa sia d’ogni tempo, pare però in Aprile, & in Agosto la più propria. In Aprile, perche all’hora il Vino è nel suo primo essere purgato; in Agosto, perche tiene la maggior forza. Quindi anticamente i Romani osservavano tre volte l’anno i giorni detti Vinali. La prima era li 23. Aprile, nel qual giorno costumavasi novamente dalla Bote spinar il Vino, & assaggiarlo per primitia in honor di Giove. La seconda doppo mezzo Agosto, che all’hora prossimandosi il raccoglier l’Uve, si cercava bere alla gagliarda il Vino; Anzi che per buon’ augurio del nuovo, si soleva versar dal Fano di Venere il Vino vecchio.